I White Hills abbandonano ogni pudore e ritegno e creano un mostro intergalattico lungo più di 70 minuti, che (meraviglia) non annoia mai e provoca nell’ascoltatore sensazioni che pochi musicisti sono abili a suscitare. Le scorie wave e shoegaze si avvertono ancora, ma adesso sono coagulate in un continuum psichedelico in grado di fagocitare tutto, dal noise al garage, dal krautrock all’ambient, e di risputarlo fuori sotto forma di vibrazioni d’immane potenza visionaria. Space rock aggiornato al 2011, gli Hawkwind si troverebbero a meraviglia all’interno di questo mutante sonico.
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