Esce a fine anno il primo capolavoro degli Yes. Con già tre album alle spalle, tutti interessanti ma nessuno veramente decisivo, il gruppo guidato dall’ugola di Jon Anderson si rinforza con l’arrivo del tastierista prodigio Rick Wakeman, e il suono ha modo di maturare definitivamente in quello che verrà ricordato come il più cristallino e virtuosistico del progressive rock. Meno inquietanti e innovativi dei King Crimson, meno romantici e surreali dei Genesis, gli Yes sanno però organizzare la musica seguendo una logica architettonica, in cui spiccano gli innumerevoli fregi scolpiti delle tastiere di Wakeman (suona di tutto, dall’organo Hammond al piano al mellotron al sintetizzatore moog) e i maestosi intrecci vocali del trio Anderson – Howe – Squire. “Fragile” contiene tre grandi classici: il rock frizzante ma elaboratissimo di “Roundabout”, quello vicino alla fusion di “Long Distance Runaround”, e la classica suite progressiva di “Heart Of The Sunrise”, che conclude in gloria il disco.
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