Alla tribolata situazione politico – sociale italiana (scioperi, contestazione studentesca, strategia della tensione e conseguenti attentati, etc.), nel 1971 subentra anche la prima vera, grave crisi economica che il nostro paese deve fronteggiare a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta.
La produzione industriale denuncia una netta flessione, gli investimenti subiscono un consistente calo, il reddito nazionale lordo aumenta solo dell’1,4%, cifra davvero bassa rispetto a quelle fatte registrare durante gli anni del boom economico. Si aggrava anche il debito pubblico, spettro che ci portiamo dietro da quegli anni: il rapporto fra questo e prodotto interno lordo passa dal 34% del 1970 al 40%.
Si tratta, tuttavia, di una crisi globale, che interessa persino gli USA: il loro presidente, Richard Nixon, svaluta fortemente il dollaro per far fronte alla crisi che si propaga persino nella nazione più ricca del mondo, causata dalla perdita di competitività dell’industria statunitense.
In America tale situazione avrà come effetto quello di ‘frenare’ la guerra nel Vietnam: le truppe inviate al fronte sono sempre meno, e nel giro di quattro anni il conflitto arriverà alla sua conclusione con la sconfitta degli States.
In Italia, gli effetti della recessione globale sono diversi: le elezioni comunali di quell’anno segnano un grande successo del Movimento Sociale Italiano, visto da alcuni quale unica forza politica in grado di contrastare l’avanzata delle sinistre (anche extraparlamentari), le quali iniziano a sfruttare l’onda lunga provocata dal Sessantotto. Intanto in parlamento, a causa dei litigi fra i partiti di centrosinistra, viene eletto Presidente della Repubblica Giovanni Leone, il quale ha potuto contare sui voti del centro e dell’MSI.
Se la situazione generale della penisola si fa via via sempre più cupa, al contrario la musica italiana inizia a vivere il suo momento di maggior gloria: Sanremo è vinto da Nada, che in coppia con Nicola Di Bari interpreta “Il cuore è uno zingaro”; ma la 21esima edizione del Festival si segnala soprattutto per il terzo posto raggiunto da Lucio Dalla, con la censurata “4 marzo 1943”, che in origine avrebbe dovuto intitolarsi “Gesù Bambino”.
Al di là dei primi successi del musicista emiliano, è il rock a conquistare la ribalta: gli album di New Trolls, Le Orme, Delirium, e ancora Osanna (“L’uomo”), Giganti (“Terra in bocca”), The Trip (“Caronte”), senza tener conto dei minori, preparano il terreno per l’esplosione della scuola italiana di progressive rock, fra le più creative e stimate nel mondo, che l’anno successivo avrà la sua definitiva esplosione.
In ambito mondiale, il 1971 piange Jim Morrison ma nel frattempo conclude le importantissime innovazioni che la popular music ha subito nei due anni precedenti; in un certo senso le cristallizza, tanto che fino alla seconda metà degli anni Settanta non si avranno novità di rilievo in pop/rock.
Gli artisti di maggior influenza si dividono fra hard rock/heavy metal (Led Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath il trio delle meraviglie), classic rock (The Who e Rolling Stones consolidano il successo ottenuto nel decennio precedente), progressive (King Crimson, Yes, Genesis, Pink Floyd, Emerson Lake & Palmer i dominatori), gigantesche figure del cantautorato americano (Bob Dylan e persino Neil Young, sia da solista sia nel supergruppo formato con Crosby, Stills e Nash, sono ormai mostri sacri) e ‘nuovo’ cantautorato più o meno intimista (Joni Mitchell, Carole King e Leonard Cohen pubblicano tre dischi fondamentali, fra i loro capolavori).
Mentre la musica afroamericana vive un momento di gloria assoluta, con la definitiva affermazione del funk (di Isaac Hayes e Sly And The Family Stone i dischi più notevoli) e il soul portato a livelli artisticamente immensi da Marvin Gaye con “What’s Going On”.
Anche la fusion, ‘brevettata’ da Miles Davis, inizia a ramificarsi sempre più, dando un contributo enorme per la ‘sopravvivenza’ del jazz nel resto dei Seventies.
Negli USA, inoltre, inizia a farsi notare il southern rock (il live degli Allman Brothers Band è già una pietra miliare del genere), mentre sull’altra sponda dell’Atlantico il Regno Unito è testimone della nascita del glam, con i T. Rex di Marc Bolan e David Bowie protagonisti assoluti del movimento che, lungi dall’essere solo ambigua apparenza, contribuirà a traghettare il suono più selvaggio del rock n’ roll dal garage degli anni Sessanta al punk ’76 – ’77.
La psichedelia trova rifugio nell’underground, e alleandosi sia con il jazz (Gong) sia con l’hard rock (Hawkwind) contribuisce a far nascere lo space rock: tuttavia, il frutto più maturo lo coglie in terra tedesca. Il 1971 è infatti l’anno cruciale per il cosiddetto krautrock; nell’arco di appena 365 giorni escono molti dei maggiori capolavori di questa corrente alternativa allo star – system angloamericano, fra cui “Tago Mago” dei Can e l’omonimo dei Faust.
Opere che, rielaborando genialmente il vecchio suono acido, giocheranno un ruolo cruciale per la futura new wave, per la musica elettronica e per le innumerevoli sperimentazioni che le varie correnti d’avanguardia realizzeranno durante i successivi quarant’anni. Persino lavori tutto sommato ancora acerbi, quale ad esempio “Alpha Centauri” dei Tangerine Dream (considerato il primo LP di musica cosmica della storia), avranno grandissima eco e influenza, in particolare per quanto atterrà alle varie declinazioni ‘ambientali’ della musica creata al sintetizzatore.