Il 1974 viene ricordato in Italia per esser stato l’anno del referendum sul divorzio; vincerà il no all’abolizione della legge che da quattro anni permette di divorziare anche nel nostro paese, con il 59,3% dei voti, nonostante l’opposizione della Democrazia Cristiana e della Chiesa.
Si tratta di una testimonianza del cambiamento dei costumi avvenuto nella nazione negli ultimi anni, a partire dalla seconda metà dei Sessanta. Nel complesso, il quadro è però molto, molto cupo: la crisi economica, dopo l’emergenza energetica dell’anno precedente, si aggrava, tanto che 65.000 dipendenti della FIAT vengono messi in cassa integrazione.
Va peggio sul fronte del terrorismo: le Brigate Rosse sono responsabili del rapimento del giudice Mario Sossi, mentre l’eversione di estrema destra continua a perseguire la Strategia della Tensione, con due sanguinosi attentati: il 28 maggio, in Piazza della Loggia a Brescia, una bomba uccide otto persone, mentre il 4 agosto l’ordigno piazzato sul treno Italicus mieterà dodici vittime.
In campo internazionale si aprono spiragli per la democrazia: il 25 aprile in Portogallo cade la dittatura messa in piedi decenni prima da Antonio Salazar e tenuta in vita da Marcelo Caetano; è la cosiddetta “rivoluzione dei garofani”. In Grecia, invece, il 23 luglio crolla definitivamente il regime dei colonnelli.
Il fatto più importante in assoluto, però, avviene probabilmente negli Stati Uniti, quando l’8 agosto il presidente Richard Nixon si dimette in seguito alle rivelazioni scaturite dallo scandalo Watergate; si tratta di un fatto gravissimo per la democrazia degli U.S.A., che scuote l’opinione pubblica americana e mondiale.
A livello musicale, invece, il 1974 scorre apparentemente placido sia in Italia sia all’estero. Le vendite dei dischi continuano a veleggiare alte, l’industria musicale è un business ormai globale, ma a livello stilistico il pop/rock è in un momento di stasi: dal soul/funk si sviluppa la disco music, che però è ancora in fieri, mentre i tedeschi Kraftwerk danno un notevole impulso alla costruzione del techno pop ballabile del futuro con “Autobahn”.
Tuttavia, oltre a questo c’è poco da segnalare in quanto a novità. Il progressive rock domina ancora la scena, ma gli ultimi capolavori del genere (Genesis, King Crimson) non possono nascondere l’inaridimento complessivo del movimento.
L’hard rock va fortissimo, ma anche in questo versante i nomi importanti sono pressoché gli stessi di quattro anno prima e, a parte i Kiss, non s’intravedono grosse novità all’orizzonte.
Il reggae dilaga e Bob Marley diventa una star, ma il suo ingresso nel mercato che conta l’aveva già compiuto l’anno precedente. Brian Eno inizia a scrivere opere notevoli, ma il suo genio si rivelerà pienamente solo l’anno successivo, discorso che vale anche per i Queen.
A posteriori, il disco forse più importante uscito nel corso di quei 12 mesi è “Meet The Residents” dei Residents, oscurissimo gruppo d’avanguardia che però fungerà da ispirazione per innumerevoli artisti nei decenni successivi, mentre “Rock Bottom” di Robert Wyatt rimarrà uno stupendo capolavoro isolato. I mutamenti, anche a livello mainstream, inizieranno a presentarsi con piena forza solo a partire dal 1975.
In Italia le cose non vanno diversamente; i grandi nomi sono i soliti: cantautori, band prog rock e le vedette della voce femminile (Mina, Ornella Vanoni, Patty Pravo) si spartiscono i piazzamenti in classifica. Escono dischi bellissimi (vedi alla voce Area), si afferma qualche volto nuovo (Riccardo Cocciante), ma nessuno si dimostra in grado di cambiare gli equilibri musicali della penisola. Il Festival di Sanremo è vinto da Iva Zanicchi, con la canzone “Ciao cara come stai?”.