I migliori dischi del 1987

Nel 1987 le elezioni politiche italiane registrano l’affermazione della DC e del PSI, che aumentano i consensi rispetto a quelli conquistati 4 anni prima, e un netto arretramento del PCI, che scende ben al di sotto del 30%. Craxi sarà costretto a dimettersi dal suo incarico di primo ministro (a lui subentrerà il più giovane premier italiano di sempre, Giovanni Goria) ma il suo potere rimarrà intatto per alcuni anni ancora.

Con queste scelte, da un lato gli elettori premiano il pentapartito e con esso la coalizione di governo, che sfrutta l’euforia di un momento in cui l’economia va a gonfie vele e tutto sembra andar per il verso giusto (mafia a parte, guarda caso); dall’altro penalizzano il Partito Comunista non tanto per questioni interne, quanto per il progressivo sgretolamento di quello che entro un lustro verrà ricordato come l’ex impero sovietico.

Intanto, sempre nel nostro paese, si vota per alcuni referendum, fra cui quello sul nucleare, che viene vinto dagli oppositori all’installazione di nuove centrali nella penisola e alla partecipazione dell’ENEL nella costruzione di impianti all’estero.

Nel frattempo esce nei cinema “Quel Ragazzo della Curva B” di Nino D’Angelo, film e colonna sonora di culto assoluto che celebrerà, inconsapevolmente ai tempi delle riprese a dire il vero, il primo scudetto del Napoli Calcio.

La musica dello Stivale vede, nel mainstream, l’affermazione definitiva di Zucchero, il cui album “Blue’s” sarà il più venduto a fine anno; si segnala inoltre l’arrivo al successo di Luca Carboni, il ritorno di Vasco Rossi ad alti livelli e la prorompente meteora dell’italo disco Sabrina Salerno, mentre Sanremo è vinto dal trio composto da Gianni Morandi, Umberto Tozzi ed Enrico Ruggeri con il brano “Si può dare di più”.

A livello underground, la novità più saliente è l’incredibile esplosione di band metal, che nel 1987 vive il suo primo picco: fra i vari nomi, si segnala soprattutto l’uscita del debut album dei Necrodeath, “Into The Macabre”, un gioiello thrash/black metal, fra le cose più estreme mai prodotte dalle nostre parti (ma anche i famigerati Death SS pubblicano la loro prima raccolta…).

All’estero le novità sono ancora più grosse: nel pop si segnala il ritorno di Michael Jackson con “Bad” e gli enormi exploit di George Michael e degli INXS, oltre alla meteora Terence Trent D’Arby, ma l’anno passa alla storia per altro. Prince pubblica il suo probabile capolavoro, gli Smiths il loro ultimo LP, i R.E.M. l’ultimo per un’etichetta indipendente, gli U2 una delle pietre miliari nella storia del rock (“The Joshua Tree”).

L’hard rock più o meno melodico è testimone dei maggiori successi nelle carriere di Def Leppard e Whitesnake, del ritorno in pompa magna degli Aerosmith (non se ne andranno più) e della conferma dei Motley Crue; quello più pesante e ai confini col metal viene travolto da “Appetite For Destruction”, il primo album dei Guns N’ Roses, fra le più grandi affermazioni commerciali (e artistiche) di sempre in ambito heavy.

L’alternative rock è dominato da Hüsker Dü, al loro ultimo capolavoro, Meat Puppets e Dinosaur Jr.; ma s’inizia a respirare aria di grunge, tant’è vero che i Soundgarden pubblicano il loro primo EP, “Screaming Life”, e sempre in quel di Seattle si formano i Nirvana.

Il metal duro e puro macina ancora thrash che è una bellezza, con le opere di Anthrax e Testament, ma la violenza di questo filone non è più sufficiente; con “Scream Bloody Gore” dei Death nasce ufficialmente il sottogenere che prende il nome proprio da questa band, i Bathory realizzano il primo esempio di black propriamente detto, mentre i Celtic Frost raffinano la proposta contaminando il tupa tupa con suggestioni classiche ed elettroniche.

La musica più furiosa proviene però dai Napalm Death, il cui esordio “Scum” conia il grindcore, e dai Pussy Galore, che devastano il blues tramite il noise rock più scellerato.

Nell’hip hop, si avvertono i primi segnali di quella che a breve sarà definita come “Golden Age”. Su tutti, il disco d’esordio di Eric B. & Rakim e lo sviluppo del cosiddetto gangsta rap, genere mosso dai Boogie Down Productions che furono protagonisti di dissing e liriche piene di criminalità, droga e vita di strada.

Il 1987 è anche l’anno dei Public Enemy e di LL Cool J con la sua ballata “I Need a Love”, brano che conquistò anche il pubblico europeo, in particolare quello inglese.