Il 2002 vede i 12 paesi europei facenti parte dell’Unione Economica e Monetaria dare l’addio (definitivo?) alle loro monete nazionali. L’Euro non è più soltanto valuta ‘astratta’ con cui attuare transazioni bancarie; le banconote e le monete della nuova divisa sostituiscono lira, franco, marco e molte altre storiche valute, anche nella vita di tutti i giorni.
Rimanendo in ambito strettamente economico, è anche l’anno dell’Argentina in bancarotta. Si tratta di due eventi ben distinti e che non hanno relazione l’uno con l’altro (per quanto è possibile nel mondo del 21esimo secolo), tuttavia è il caso di dire che la partenza reale dell’Euro non avviene sotto i migliori auspici…
Quel che media e governi discutono con più foga è però la ‘lotta al terrorismo‘ per il dopo 11 Settembre. In Afghanistan il regime dei Talebani è già stato rovesciato dall’esercito statunitense nell’ultimo scorcio del 2001, grazie all’operazione “Enduring Freedom”; i mesi immediatamente successivi, però, dimostreranno una realtà ben diversa da quella di un’ipotetica ‘libertà duratura’.
In ogni caso i neoconservatori repubblicani proseguono nella loro azione: durante il discorso sullo stato dell’Unione, il presidente Bush indica in Corea del Nord, Iran e Iraq le nazioni alla base del cosiddetto “asse del male”, mentre a fine anno firma la legge che istituisce una nuova Agenzia contro il terrorismo.
Altri avvenimenti politici di una certa rilevanza sono la rielezione di Jacques Chirac all’Eliseo e le prime assolute per il Partito dei Lavoratori di Lula e per quello islamico moderato di Erdogan alla guida, rispettivamente, di Brasile e Turchia.
In Italia viene approvata la legge costituzionale che permette il rientro dei Savoia, mentre il governo Berlusconi vara la Bossi-Fini sull’immigrazione. Il “terrore del terrorismo” è molto alto anche nel nostro paese: quando un aereo da turismo si schianta contro il Pirellone a Milano, causando la morte del pilota e di due impiegate della Regione Lombardia, tutti pensano all’attentato di matrice islamica; in realtà si scoprirà che non c’entrano nulla né i terroristi né i musulmani.
Reale è invece l’uccisione dell’economista Marco Biagi, consulente del Ministero del Lavoro, per mano delle Nuove Brigate Rosse.
Nello sport, il 2002 vede il Brasile di Ronaldo vincere il quinto mondiale di calcio della sua storia, staccando nettamente Italia e Germania, ferme a tre trofei.
Nella musica, Sanremo è vinto dagli eterni Matia Bazar con il brano “Messaggio d’amore”, ma il vero successo l’ottiene Alexia, seconda classificata con “Dimmi come”.
Festival della canzone italiana a parte, in Italia le classifiche sono sempre più dominate dai cantanti nazionali: ai primi posti, a fine anno, si trovano infatti i nomi di Laura Pausini, Giorgia, Ligabue, Adriano Celentano e Tiziano Ferro, che con l’album “Rosso relativo” (uscito sul finire dell’anno precedente), trainato dal singolo “Xdono”, ottiene il primo, clamoroso successo.
Anche il mainstream internazionale assume tonalità sempre più pop e sempre meno rock: fra i grandi successi dell’anno si segnalano i dischi di Robbie Williams, Coldplay, Maroon 5, Norah Jones e Avril Lavigne; certo, ognuno di questi artisti mostra un volto diverso del sound più commerciale, spaziando dal jazz easy listening (la Jones) all’alternative rock per teenager (Avril), tuttavia ognuno di essi è accomunato da una ricerca di soluzioni compositive molto soft, sicuramente lontane dalla durezza che permeava le scelte delle star dei primi anni Novanta del dopo Nirvana.
Durezza che rimane nei dischi di Audioslave e Queens Of The Stone Age, non a caso band le cui radici vanno ricercate proprio in quel momento storico.
Intanto, con i debut album di Interpol e Hot Hot Heat, esplode il fenomeno del revival della new wave: tornano protagoniste certe sonorità degli anni Ottanta, e lo saranno per tutta la decade.
Nel suo complesso l’indie rock è un fenomeno sempre più importante: band come Wilco, Broken Social Scene, Sigur Rós, Notwist e The Vines non possono certo competere, a livello di vendite, con i pesi massimi del music biz, eppure la loro nicchia di pubblico è in continuo aumento. L’elettronica registra il capolavoro dei Boards Of Canada.
Il metal e, in generale, i suoni più duri e acuminati si fanno forti del metalcore evoluto dei Killswitch Engage, della svolta degli In Flames verso lidi diversi dal canonico death metal melodico, del revival southern in salsa heavy dei Down di Phil Anselmo e degli estremismi, tutti di segno molto diverso, di Meshuggah, Nile, Agalloch e Xasthur. Outsider assoluti sono invece i giovanissimi Oneida e i vecchi leoni Suicide, quasi tornati ai fasti di 25 anni prima.
Nell’hip hop il 2002 è l’anno di Eminem (tanto per cambiare), di Missy Elliot e di Nelly. Sono loro i dominatori della scena e non soltanto per questioni puramente commerciali. Tornano in studio anche Nas e Ja Rule.
In Italia invece il popolo rap può confrontarsi con il debutto solista di Fabri Fibra e le sue “Turbe Giovanili”, ma gli ‘applausi’ per ora sono soprattutto per Bassi Maestro e la sua nuova produzione.