I migliori dischi del 2010

Il mondo nel 2010 vive una serie di scossoni devastanti: dai terremoti di Haiti e Cina al disastro naturale della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon in Messico, passando per la tragica Love Parade di Berlino dove 21 persone muoiono in un tunnel; dalla creazione di un fondo monetario d’emergenza per evitare il contagio della crisi economica che spezza le gambe alla Grecia fino all’affaire Wikileaks che sparge nel world wide web documenti segretissimi.

Molti li leggono sull’iPad, presentato a inizio 2010 da Apple, molti soldati americani riceveranno probabilmente in regalo i tablet al momento del loro ritiro definitivo dall’Iraq dopo sette anni e mezzo di ridicola guerra. Ridicola anche la figura della nazionale italiana di calcio ai Mondiali Sudafricani, i Campioni del Mondo sono bolliti ed escono ai gironi, sono altrettanto bollitissimi ma entusiasti gli Interisti, che festeggiano un Triplete storico.

Altrettanto bollite le discografiche, che nell’affannosa ricerca delle nuove sensazioni che possano permettere guadagni trimestrali semi-decenti ripuntano sulle boy band (Justin Bieber è una boy band da un boy solo) riportando Robbie Williams nei Take That, ovvero l’unico davvero talentuoso del baraccone che infiammò mutande femminili e arene europee negli anni novanta.

Le mutande maschili di contro se la godono con l’affermazione della gnocchissima Katy Perry, mentre i metallari realizzano il sogno di vedere sullo stesso palco i Big Four del thrash metal anni ottanta, con il tour che vedrà toccare alcune città Europee di Metallica, Slayer, Megadeth e Anthrax.

Gli italiani come sempre si accontentano di godersi il trionfo Sanremese di Valerio Scanu e di scorgere i primi passi importanti di Marco Mengoni e Nina Zilli al carrozzone ligure.

In generale la musica non esprime chissà quali valori qualitativi nel 2010, denotando l’affermazione di nuove leve in vari campi (dal già citato, nostro malgrado, Bieber, ai Bring Me The Horizon fino a Taylor Swift tanto per citare tre nomi che propongono sonorità opposte) e le conferme di gente il cui valore era già abbastanza indiscusso (Kanye West piuttosto che i Pendulum o Jack White con l’ennesimo buon disco dei Dead Weather).

Il resto sono bene o male dischi di nomi non altisonanti ma di ottima fattura (specialmente nei dintorni dell’elettronica sperimentale), che come sempre vi invitiamo a scoprire senza farvi intimorire dalla relativa notorietà che circonda i monicker che nomineremo tra poco.