Il 2012 è l’anno che certifica la fine della Seconda Repubblica. Nel 2013 si terranno nuove elezioni, ma nel frattempo la situazione economica e sociale dell’Italia diventa sempre più critica: ricominciano a uscire agli onori delle cronache casi di corruzione e di sprechi come se piovesse e di colpo pare essere ritornati indietro di vent’anni quando Tangentopoli cambiò, solamente all’apparenza, il volto dell’ormai ex-Belpaese.
Come se ciò non bastasse un violentissimo terremoto dilania l’Emilia-Romagna e la parte meridionale della Lombardia, la nave Costa Concordia naufraga vicino all’Isola del Giglio e due ordigni esplodono a Brindisi di fronte a un Istituto Professionale, causando la morte di una giovanissima 16enne; In tutto questo, il brano che vince Sanremo 2012 “Non è l’inferno” di Emma Marrone, stride abbastanza violentemente con quanto accade nella contemporaneità locale.
Nel mondo le notizie pessime si sprecano: su tutte l’Uragano Sandy che devasta il New Jersey, e la sparatoria alla scuola elementare di Newtown che lascia sul campo oltre 20 bambini sono le più altisonanti. Intanto Barack Obama viene rieletto, le Olimpiadi si svolgono in una spettacolare Londra e Felix Baumgartner si lancia dallo spazio (da oltre 39mila metri di altezza) arrivando sia a superare la velocità del suono, sia a sopravvivere dal clamoroso e incredibile salto nel vuoto.
Musicalmente Gangnam Style diventa il primo video della storia a raggiungere e superare il miliardo di visite su YouTube, certificando lo stato comatoso della musica stessa dei giorni nostri.
Tuttavia le buone notizie arrivano dagli streaming service, su tutti Deezer e Spotify, che saranno corresponsabili, insieme alle iniziative commerciali di iTunes e di Amazon, della prima tenue ripartenza con segno positivo del mercato musicale mondiale dopo anni magrissimi.
Nuovi fenomeni come Lana Del Rey e One Direction si affermano rapidamente, solidificano invece la propria posizione Mumford & Sons e Adele che continua a infrangere record. Squilli di vitalità anche dalle leggende Bob Dylan e Neil Young.
In Italia l’hip hop è oramai dominante: cresce l’attenzione del pubblico nei confronti del genere, soprattutto grazie alla popolarità ottenuta da alcune realtà sul tubo e sui media nazionali. Si distinguono, in particolar modo, Club Dogo e il debuttante Emis Killa. Ciò provoca, al tempo stesso, una spaccatura interna tra chi cavalca il successo di una scena sempre più esposta e chi, legato invece alla vecchia scuola, si discosta da rime commerciali e di poco spessore.
Si accende il dibattito, ma la produzione intanto è incessante e offre anche ottimi ascolti: Ghemon, Mecna, Ensi, Rancore & Dj Myke, Stokka & MadBuddy. Nomi più o meno noti nel panorama italiano, ma capaci di offrire un’alternativa di qualità alle hit radiofoniche “usa e getta”.
Parlando di live da ricordare invece, impossibile non citare i concerti benefici pro Emilia e pro New Jersey, dove dopo migliaia di anni quel che rimane dei Nirvana suona insieme a Paul McCartney un pezzo inedito davanti a un Madison Square Garden allibito.
In Italia invece Bruce Springsteen a San Siro esegue un set quasi leggendario da tre ore e quarantacinque minuti di durata. Anche musicalmente però è un anno triste: le scomparse di Whitney Houston, Adam Yauch dei Beastie Boys, Jon Lord, Tony Sly e Lucio Dalla segnano irrimediabilmente fan e appassionati.