E’ un anno complicato il 2014 in Italia: cambia un altro governo, il lavoro è sempre meno e anche la Nazionale fa schifo. Bilancio terribile per un paese che basa il proprio stato d’animo sull’andamento del pallone. Per lo meno la Juventus vince un altro scudetto facendo un record clamoroso di punti, la protesta di piazza per una nazione sempre più sull’orlo del baratro è scongiurata ancora una volta. Va meno bene in Ucraina e in Medio Oriente, ma da quelle parti purtroppo è la prassi.
A livello di scomparse illustri, ci lasciano istituzioni cinematografiche del calibro di Robin Williams, Bob Hoskins e Virna Lisi. Musicalmente parlando il bilancio è ben più pesante: Joe Cocker, Johnny Winter, Pete Seeger, Tommy Ramone e Jack Bruce sono nomi di spicco nella scena internazionale. In Italia piangiamo tra gli altri Mango, Francesco Di Giacomo del Banco del Mutuo Soccorso ed Enrico Fontanelli, bassista e tastierista degli Offlaga Disco Pax.
Il 2014 certifica tra l’altro l’avvenuta e definitiva mutazione del music biz: gli stream di un brano su Spotify o Deezer vengono considerati un fattore per determinare la posizione di un album nelle charts, i dischi fisici non si vendono praticamente più, i concerti aumentano a dismisura (dato che sono oramai l’unico modo per artisti e band per guadagnare o sopravvivere), i prezzi per i live diventano sempre più alti e i vip tickets sono le tipologie di biglietti che si esauriscono prima. Oltre tutto, l’album più venduto di tutto l’anno è la colonna sonora di un film: Frozen.
Tutti questi cambiamenti determinano di conseguenza una fruizione della musica sempre più frettolosa e impersonale, nonostante le uscite continuino ad aumentare. I singoli si ascoltano sugli smartphone di nuova generazione, i video delle nuove popstar sono sempre più scioccanti ed espliciti per catturare l’attenzione su aspetti che con le sette note hanno sempre meno a che fare.
Il successo di Nicki Minaj e, a cascata, di Ariana Grande (di scuola Nickelodeon), Iggy Azalea e Charlie XCX seguono la scia tracciata dalla scandalosa (?) Miley Cyrus lo scorso anno. Anche Madonna (che giusto a fine dicembre sarà costretta a pubblicare alcuni nuovi brani a causa di un leak inaspettato di materiale che sarebbe dovuto finire sul prossimo album) si fa fotografare nuda per promuovere il proprio ritorno. Billy Corgan dichiara che il pop-porn sta annientando definitivamente la musica: “Non posso competere con chi fa del porno dentro i propri video, chi lo fa venderà sicuramente più dischi di me, è ovvio”. Difficile dargli torto.
Di buon pop ne esce comunque ancora parecchio: per approfondimenti chiedere a Taylor Swift e a Ed Sheeran, artisti giovani e dal clamoroso successo, che possono permettersi la prima di non pubblicare nulla in streaming, lasciando che i fan stracomprino le copie del suo nuovo disco (Thom Yorke che odia lo streaming, i dischi nuovi li mette direttamente su Torrent ma facendoli pagare), il secondo di annunciare tre date di fila allo stadio di Wembley per giugno 2015.
Discorso a parte merita Pharrell Williams, autore con G I R L di un blockbuster che raccoglie quanto seminato nel 2013 dal cantante/produttore/factotum a fianco di Daft Punk e Robin Thicke. Meno grosso globalmente di Pharrell, ma molto più figo e dalla voce assurda è Paolo Nutini, che con il nuovo album conferma quanto già predetto su di lui molti anni fa.
Altro elemento fondamentale per capire il 2014 in chiave musicale, è il fatturato di Calvin Harris: oltre 60 milioni di Dollari per il re dei DJ. DJ che sono le rockstar del terzo millennio, capaci dal loro trono fatto di Mac e consolle di radunare folle oceaniche ansiose di ascoltare canzoni e remix registrati su un pc. Roba che a confronto, Albertino, Fargetta e Molella del DJ Time erano i Beatles. A proposito di remix e canzoni recuperate: sembra incredibile, ma nel 2014 escono ancora dischi di Johnny Cash, Michael Jackson e Queen (con Freddie che canta).
In Italia tornano Vasco Rossi (sarà suo il disco più venduto del 2014 nel nostro paese), Biagio Antonacci e il geniale Caparezza, mentre Gianni Morandi diventa re di Facebook a 70 anni suonati. Il pop nel Belpaese è oramai l’hip hop di Fedez, sapientemente preso sotto braccio da J-Ax (anche e soprattutto a livello imprenditoriale) prima che esplodesse nel mainstream grazie alla partecipazione a X Factor.
Godono della sovraesposizione mediatica del rap (non per niente Rocco Hunt vince Sanremo Giovani, quello dei Big lo vince Arisa ma non se ne accorge nessuno), anche puristi come Ensi e Salmo: quest’ultimo porta al successo tutta la sua crew (per gli amici “la Machete”) dopo essersi posizionato tra i leader del settore da qualche anno. Tra le novità da talent spiccano i Dear Jack, ex emo-corer pentiti ora versione De Filippiana di quei Modà che dopo anni di gavetta, riempiono a luglio San Siro e l’Olimpico di Roma.
Gli stadi li riempiono anche Vasco e Liga, protagonisti di tournée di grande successo. Oramai è molto più facile per i musicisti radunare folle oceaniche nei templi una volta dedicati ai tifosi delle squadre di calcio. L’Italia ospita anche due eventi di portata universale durante giugno: il concerto a San Siro dei Pearl Jam (il Meazza in oltre trent’anni non aveva mai visto sul palco rock band più pesanti di quella di Vasco e dei Muse) e lo show al Circo Massimo di Roma dei Rolling Stones.
Anche altri concerti fanno il pieno di pubblico: è il caso degli Iron Maiden a Bologna, dei Metallica a Roma e degli Aerosmith a Rho. Anche le tournée “minori” di artisti nazionali ottengono quasi sempre il tutto esaurito in ogni location. Alessandra Amoroso ed Emma Marrone, insieme a Cesare Cremonini, Subsonica e all’insolito trio Fabi Silvestri e Gazzè approfittano della positività della stagione dei live per girare la Penisola a colpi di sold-out.
E il Rock in tutto questo? Prova a difendersi con i nuovi dischi di Foo Fighters e Slash, con il ritorno dell’istrionico Prince, di Lenny Kravitz, degli AC/DC orfani dello sfortunato Malcolm Young e anche con un importante lavoro che esce a nome Pink Floyd. Le nicchie si godono la crescita del progressive metalcore e di un certo tipo di industrial (tanta roba per Periphery, Godflesh e Yob per esempio), tornano anche gli Slipknot ma il disco fa meno rumore del previsto, mentre il leggendario rapper Ice-T incide un album metal clamoroso con i suoi Body Count.
A fare di più ci provano gli U2: il nuovo album esce durante la presentazione dell’iPhone 6 e finisce istantaneamente sulle librerie musicali di tutti gli utenti di iTunes. Così, gratuitamente e da un momento all’altro. Segno dei tempi certo, ma anche paura di floppare paurosamente seguendo un modello tradizionale di vendita? Nel frattempo il loro tour europeo 2015 è già tutto sold-out…ma di questo parleremo tra altri 365 giorni…